Uscite al cinema di venerdì 12 ottobre 2007Resident Evil: ExtinctionTerzo episodio, fracassone e confusionario, della serie Resident Evil: puro divertissement ammazza-zombiRegia di Russell Mulcahy con Milla Jovovich, Oded Fehr, Ali Larter, Iain Glen, Ashanti. Genere Azione, produzione Francia, Australia, Germania, Gran Bretagna, USA, 2007. Durata 95 minuti circa. Uscita nelle sale venerdì 12 ottobre 2007.Dopo l'apocalisse, l'estinzione. Il solito virus che trasforma gli esseri umani in zombi ha invaso la Terra rendendola un deserto malsano e infestato. I sopravvissuti vagano in carovane blindate alla costante ricerca di benzina. E nel paradosso cospirativo più assoluto, alla fine del mondo, della civiltà, restano saldi solo i satelliti spia della mega corporazione Umbrella.
Fortunatamente, allo script di Resident Evil: Extinction ha lavorato il navigato Paul W. S. Anderson. Con all'attivo capolavori quali il primo episodio della saga e Alien vs. Predator, Anderson si è ben guardato dall'evitare il trash, pur avendo l'idea illuminante di far culminare la lotta in una Las Vegas insabbiata, luogo chiave dell'immaginario. La capitale del deserto è l'ovvia metafora di un mondo occidentale condannato all'assuefazione consumistica. Se George Romero insegnava a vedere negli zombi i vuoti simulacri dei consumatori, le copie del ponte di Rialto e della Tour Eiffel sono puri simboli del consumo, monumenti svuotati di senso, zombi anch'essi, dei loro originali.
Ma è inutile soffermarsi sui dettagli, l'idea di base schiva abilmente la critica sociale per concentrarsi su Milla Jovovich in shorts contro centinaia di morti viventi. Per la cronaca, l'eroina si dà al macello con un fucile a pompa, un machete e due pistole. E nello spreco di combattimenti grandguignoleschi Extinction non nasconde un lato pseudo femminista, dove eroine poco vestite tengono testa alla cospirazione gestita da burocrati ingessati.
Ma non è tanto l'idea che si critica, in fondo onesta e senza pretese, quanto la sua messa in scena, fracassona e volgarmente violenta. Riesumato da una carriera ormai pressoché televisiva, il regista Russel Mulcahy (Highlander I e II), si ostina a girare ogni sequenza partendo da dettagli per poi svelare poco a poco l'ambiente circostante con prevedibili colpi di scena. Delle scene d'azione poi non si capisce un gran ché e l'estetica da videogame risulta subito ridondante e confusionaria. Australiano, Mulcahy tenta almeno il gioco citazionista: continui i rimandi a Mad Max e persino a Hitchcock in un attacco di uccelli infettati. Poco importa, Extinction è una sorta di divertissement per l'ammazza-zombi Milla Jovovich, personaggio pieno di charme, senza dubbio, che nel finale finisce per clonarsi cadendo nella stessa ossessione del nemico. Ma proprio come i cloni o come quei simulacri dei monumenti mondiali a Las Vegas, contemporaneamente remake, sequel e adattamento, Extinction non può che perdere nella ripetizione anche il suo senso originario.
InvasionIn fuga dagli alieni Regia di Oliver Hirschbiegel con Nicole Kidman, Daniel Craig, Jeremy Northam, Jeffrey Wright, Jackson Bond. Genere Thriller, produzione USA, 2007. Durata 94 minuti circa. Uscita nelle sale venerdì 12 ottobre 2007.The Invasion segna l'esordio lavorativo per due degli attori più pagati del mondo, Nicole Kidman e Daniel Craig. Carol e Ben (questi i loro nomi) devono trovare un antidoto per sconfiggere un'epidemia di natura aliena. Una vera e propria corsa contro il tempo prima che l'umanità sia contagiata e perduta.
La pellicola è il terzo remake esplicito de L'invasione degli ultracorpi, superclassico della fantascienza diretto da Don Siegel. Questa volta la regia è stata affidata al tedesco Oliver Hirschbiegel, lo stesso de La caduta. Il denominatore comune delle varie versioni cinematografiche sembra essere l'instabilità politica e sociale. Nel 1956 era il pericolo rosso, nel 1978 la guerra del Vietnam mentre ora vengono seminati riferimenti d'attualità (Darfur, Iraq, l'avvento di Chavez in Venezuela) ma il tutto viene fatto in modo sfilacciato e annacquato creando una larga forbice tra le questioni contemporanee e la storia rappresentata.
Cruciale nel film il rapporto esistente tra i personaggi e l'ambiente. In particolare, la figura di Carol è messa in relazione con gli spazi in base a un criterio di rilevanza che chiama in causa il peso che il soggetto assume nella narrazione. Su di lei grava gran parte della storia e diventa portatrice degli eventi e delle trasformazioni. Il peso specifico, assunto da Carol durante l'evoluzione del narrato, viene evidenziato da demarcazioni continue.
Il fascino di entrambi gli attori gioca a favore nell'economia complessiva del film ma non è sufficiente a farlo decollare. Il richiamo alla fantascienza classica, genere che si pregia nel mostrare la paura collettiva, avviene in maniera frettolosa. La psicologia dei protagonisti viene, spesso, schiacciata dagli effetti speciali e da un'azione adrenalinica fatta di macchine in fiamme ed elicotteri.
StardustDal romanzo di Neil Gaiman e Charles Vess, la favola che tutti vorrebbero leggere Regia di Matthew Vaughn con Claire Danes, Charlie Cox, Sienna Miller, Ricky Gervais, Jason Flemyng. Genere Avventura, produzione Gran Bretagna, USA, 2007. Durata 130 minuti circa. Uscita nelle sale venerdì 12 ottobre 2007.Da qualche parte nell'Inghilterra vittoriana c'è un muro di mattoni che separa il villaggio reale di Wall da Stormhold, una città fantastica governata da un re malvagio e abitata da streghe e creature magiche. Al di qua del muro vive Tristan, un giovane garzone che sogna l'avventura e il grande amore. Figlio di una principessa del regno di Stormhold e di un inglese, il ragazzo decide di attraversare il muro per donare una stella alla ritrosa Victoria. La stella, Yvaine, è una fanciulla luminosa precipitata dal cielo alla morte del sovrano. Il suo cuore immacolato è bramato da Lamia, una strega crudele che vorrebbe strapparlo e divorarlo per riconquistare la giovinezza. Sul petto di Yvaine batte il rubino che permetterebbe ai sette principi, rivali e litigiosi, di regnare su Stormhold. Braccata dai desideri dei malvagi, spetterà a Tristan proteggere lo splendore di Yvaine.
Tratto dal romanzo illustrato di Neil Gaiman e Charles Vess, pubblicato per la prima volta nel 1998, "Stardust" è la favola che tutti vorrebbero leggere e, adesso, vedere. La versione cinematografica di Matthew Vaughn non delude le attese del pubblico grazie alla perfezione delle immagini, alla tecnologia sbalorditiva impiegata per gli effetti speciali e all'efficacia della recitazione. Il regista inglese crea sullo schermo un mondo fantastico dove si ragiona in termini supremi: la lotta tra il Bene e il Male, il senso insaziabile dell'uomo per la ricerca di una stella, dell'amore vero, della casa e del destino ultimo. Come ogni eroe, Tristan varcherà la soglia, il muro di Wall, e affronterà l'ignoto e l'incanto dell'avventura: volare con un pirata frivolo che imprigiona i fulmini o scontrarsi con una strega nomade che trasforma una principessa in un fringuello.
Un soggetto da rito di passaggio su come un "garzone" riesca a riconciliarsi con le umiliazioni subite e a scoprire le proprie incredibili possibilità. La "polvere cosmica" di Vaughn ha dalla sua (anche) la qualità superiore di tutte le interpretazioni, con punte massime nell'autenticità degli "adolescenti", Claire Danes e Charlie Cox, pieni di stupore e di angoscia nello stare al gioco di se stessi. Si aggiungono i numeri accattivanti di Michelle Pfeiffer, strega radiosa che Vaughn magnifica in straordinari primi piani, e Robert De Niro, filibustiere vezzoso col vizio del travestitismo.
Waitress - Ricette d'amoreUna piccola commedia indie dolceamara, piacevole e convincente Regia di Adrienne Shelly con Keri Russell, Nathan Fillion, Cheryl Hines, Adrienne Shelly, Jeremy Sisto. Genere Commedia, produzione USA, 2007. Durata 107 minuti circa. Uscita nelle sale venerdì 12 ottobre 2007Al Joe's Diner, Jenna è la più intraprendente. Si inventa torte ogni giorno e spera anche di vincere un premio. Un'inaspettata "attesa" manda però la sua vita in crisi, e tutti i suoi sogni sembrano infrangersi. La vita, d'altra parte, come una torta, può riservare molte sorprese.
Questa commedia, indipendente e personale, assume un gusto dolceamaro quando si apprende che la cineasta è stata assassinata proprio nella fase finale del film. Lei il suo sogno forse non è riuscita a realizzarlo, il suo progetto, tuttavia, riesce a centrare il bersaglio nel raccontare una piccola storia che colpisce al cuore e alla mente. Le parole a volte espresse a volte taciute non nascondono gli stati d'animo della protagonista che comunica attraverso le sue torte, rappresentanti attimi di vita, dai più quotidiani ai più personali.
Ed è qui che la commedia si distanzia dalla banalità. Perchè nell'insieme dei sorrisi generati da situazioni più o meno solite, è il cibo e il suo legame con Jenna, interpretata dalla brillante Keri Russell, l'elemento vincente, correlato al sogno, al piacere, in contrapposizione con l'oggetto conflittuale, il marito Earl. Earl è infatti l'uomo nero nel mondo fantastico di Jenna.
In un equilibrio di chiari e scuri, il film di Adrienne Shelly ha comunque il difetto di crogiolarsi nella positività quando le cose nella realtà precipiterebbero drammaticamente (sebbene le situazioni drammatiche siano presenti).
Un piccolo vezzo in un'opera piacevole e convincente, che si immerge nell'universo del cibo, questa volta non sofisticato, ma genuino, come l'anima di Jenna.
Playing the VictimL'Amleto di Shakespeare in chiave dark, folle e a tratti esilarante Regia di Kirill Serebrennikov con Yuri Chursin, Anna Mikhalkova, Vitaly Khaev. Genere Drammatico, produzione Russia, 2006. Durata 95 minuti circa. Uscita nelle sale venerdì 12 ottobre 2007.Valya lavora come simulatore della vittima nelle indagini sperimentali condotte dal Capitano della polizia e dai suoi collaboratori e riprese dalla videocamera di Lyuda. Sulla scena dell'omicidio il giovane deve calarsi nella parte del morto poco prima che venisse ucciso, rischiando qualche volta la propria vita. Ha una fidanzata che vorrebbe lasciare e una madre che lo vorrebbe vedere sposato anche per liberarsi della sua presenza e vivere alla luce del sole il rapporto con il fratello del defunto marito. Il papà di Valya è scomparso in circostanze sospette e ha iniziato a presentarsi in sogno al figlio insinuando nella sua mente il dubbio amletico che siano stati la moglie e il fratello ad avvelenarlo.
La pellicola di Kirill Serebrennikov inizia con una sentenza sul cinema russo che non gode di buona salute, ma con il succedersi delle sequenze dimostra il contrario. Playing the Victim è un succosissimo rifacimento noir dell'Amleto di Shakespeare del quale possiede anche la teatralità e la forza espressiva regalando attimi di pura follia e momenti estremamente esilaranti, come lo sketch di un minuto scarso nel quale viene rappresentato a parole ed espressioni facciali il problema del terrorismo, l'intolleranza tra i russi e "quelli che fanno la pita", l'undici settembre e la caduta delle torri gemelle fino alle scuse finali, riprese dalle televisioni, di Bush. Yuri Chursin (Valya) sembra un giovane Joaquin Phoenix (basti il solo Da morire per confermare l'associazione) e offre una versione dark del principe danese, quasi a renderlo ancora più tormentato anche perché supportato dall'ambientazione moderna - ma allo stesso tempo profondamente bizzarra - della Russia e del corpo di polizia del paese. Alla fine, l'unico dubbio che rimane è sulla vera identità dei Presnyakov Brothers, che qui sembrano tanto i fratelli Coen travestiti da sceneggiatori dell'ex Unione Sovietica.
Becoming Jane - Il ritratto di una donna controBiografia romantica di una scrittrice d'altri tempiRegia di Julian Jarrold con Anne Hathaway, James McAvoy, Julie Walters, James Cromwell, Maggie Smith. Genere Biografico, produzione Gran Bretagna, USA, 2007. Durata 120 minuti circa. Uscita nelle sale venerdì 12 ottobre 2007.Jane Austen è una giovane donna in età da marito nell'Hampshire del 1795. Educata dal padre alla letteratura e alla musica, sogna un matrimonio con sentimento. Di tutt'altro parere sembra essere sua madre, ansiosa di accasarla con l'aristocratico e impacciato Sir Wisley, nipote della facoltosa Lady Gresham. L'arrivo in campagna di Tom Lefroy, irlandese sfacciato avviato dallo zio alla carriera giuridica, sconvolgerà gli equilibri della piccola comunità rurale. Invaghitosi, ricambiato, dell'orgogliosa Jane, Tom ispirerà col suo amore il cuore e le pagine della Austen.
Come si diventa Jane Austen? Rinunciando al sentimento, accettando il proprio status di zitella e concentrandosi sul comportamento sociale della borghesia del primo Ottocento. L'educazione sentimentale della scrittrice inglese anticipa i temi che la stessa Austen approfondirà in seguito nei suoi romanzi: gli affari amorosi delle fanciulle, l'eterno binomio mente e cuore, etica ed estetica, ragione e istinto, i gruppi di famiglia, il ballo. Che sia l'Elizabeth di Orgoglio e pregiudizio, la Marianne di Ragione e sentimento o la Anne di Persuasione, la giovane protagonista è sempre lei, Jane, una donna determinata a seguire le ragioni del cuore grazie a un padre indulgente e affettuoso e nonostante una madre compromessa col "sistema" e fermamente convinta della bontà delle proprie iniziative.
Contro l'ipocrisia elevata a norma di vita dell'aristocrazia britannica e contro l'anacronismo che costringeva figlie e mogli in una condizione di immaturità psicologica e culturale, Jane si proponeva come un modello di donna emancipata. Julian Jarrold, prima ancora che sui nodi e sullo sviluppo della vicenda, si sofferma sul carattere della protagonista, sottolineando le vibrazioni e le sfumature di una donna in grado di controllare le pulsioni del cuore con un'eccezionale forza di volontà e tuttavia capace di attirare a sé l'attenzione del disinvolto Lefroy fino a scuoterlo dalla sua volubilità. La storia dell'amore impossibile della Austen per Tom Lefroy diventa (anche) un pretesto per radiografare il tessuto sociale dell'epoca, arcaico e rigidamente pregiudiziale.
Al regista interessano i dinamismi di gruppo, i microcosmi e le regole che li governano: il rito del cibo, con le sue liturgie della disposizione degli invitati intorno alla tavola, il rito della danza con il ballo della stagione invernale, che restituisce l'affanno celato sotto le educate conversazioni e i cortesi inchini. Se le tematiche affrontate sono lontane dal gusto moderno, Jarrold accentua l'attualità dei romanzi e della biografia della Austen cercando di rendere fisiche le emozioni, permettendosi quello che non poteva la compita narratrice, per il semplice fatto di non averlo conosciuto e verificato. Un plauso meritano i due protagonisti, Anne Hathaway e James McAvoy, capaci di trovare le giuste misure recitative per vestire con credibilità i “costumi” di fine Settecento.
SMS - Sotto mentite spoglieSpassosa e avvincente commedia degli equivoci napoletana Regia di Vincenzo Salemme con Vincenzo Salemme, Giorgio Panariello, Luisa Ranieri, Lucrezia Lante Della Rovere, Enrico Brignano. Genere Commedia, produzione Italia, 2007. Durata 90 minuti circa. Uscita nelle sale venerdì 12 ottobre 2007Tommaso è un uomo realizzato professionalmente e affettivamente. Nonostante i diciotto anni di matrimonio è ancora innamorato di Chicca, la bella e desiderabile moglie con la quale c'è intesa sessuale e affinità elettiva. Ora che i due figli sono cresciuti e indipendenti (la sera escono lasciandoli soli), Chicca può scatenare tutta una serie di fantasie erotiche. Per stare al gioco, Tommaso le invia un focoso sms che però per errore arriva a Chiara, la moglie di Gino, il suo migliore amico. Tutt'altro che offesa dal messaggio, Chiara si offre anima e corpo a Tommaso mettendo in pericolo l'equilibrio mentale (e familiare) dell'uomo.
Al di là del titolo e della locandina - che sembrerebbero rappresentare l'ennesimo filmetto italiano tanto osannato dal pubblico quanto esecrato dalla stampa - SMS - Sotto mentite spoglie è una spassosa e avvincente commedia degli equivoci, scritta, girata e recitata con mestiere. Se la trama non offre originali spunti narrativi è proprio l'apporto degli attori a farne un'opera gustosa e imprevedibile. Il triangolo di comicità - napoletana (Salemme), toscana (Panariello) e romana (Brignano) - scatena una serie di gag esilaranti utilissime a mantenere viva l'attenzione durante la prima parte del film, non propriamente chiara su quale sia la direzione che Salemme vuole prendere. È dall'sms in poi che la trama subisce una svolta rendendo manifeste le intenzioni del regista.
È ancora la Roma bene a fissare le coordinate della commedia italiana (ma va detto che per il comico napoletano si tratta di un nuovo territorio da esplorare) ed è ancora una storia di fedeltà/infedeltà a manovrare l'impianto, pur facendolo con un senso di misura che manca al cinema - natalizio e "in amore" - di Neri Parenti. Ma se finora la capitale era stata una città dove le donne - cornute e non - si erano agitate con isterismo, nel film di Salemme le protagoniste femminili sono più vere, più tranquille, un tantino folli magari, ma più amabili. Lucrezia Lante Della Rovere (che ci viene da chiedere come mai sia stata sfruttata così poco sul grande schermo, viste le sue egregie capacità attoriali) e Luisa Ranieri non sfigurano affatto nel triangolo comico, anzi, tirano fuori con naturalezza un lato buffo che le rende non solo credibili ma anche reali. Come realistiche sono anche tante piccole situazioni sparse nel film con le quali è facile immedesimarsi venendo così coinvolti ancora di più nella trama.
Spassosissima è la citazione di Top Gun che vede Panariello e Salemme in un ralenti inequivocabile, e di estrazione teatrale è il viaggio allucinante e allucinogeno di Salemme e del suo maggiordomo cingalese durante la festa di anniversario di matrimonio. SMS - Sotto mentite spoglie assolve l'arduo compito di far ridere e intrattenere, regalando al pubblico 90 minuti di leggerezza.