Laurell K. HamiltonBiografia
Laurell K. Hamilton e' nata nel 1963 a Heber Springs in Arkansas ma e' cresciuta a Sims nell'Indiana, un paesino di un centinaio di abitanti. Rimasta orfana di madre per un incidente d'auto nel 1969, e' cresciuta con la nonna, Laura Gentry, che raccontando alla nipote storie dell'orrore, fece nascere in lei l'interesse per i 'mostri'.
Ha scritto il suo primo racconto a 12 anni, ed ha pubblicato il primo romanzo "Nightseer" nel 1992. Nel 1994 esce "Guilty Pleasures", il primo libro della serie di Anita Blake, che decreta il suo successo. Nel 2000 affianca a questa un'altra serie, Merry Gentry, legata al mondo delle fate.
Ora Laurell vive nella contea di St. Louis nel Missouri col marito Jonathon, la figlia Trinity nata nel 1995 dal primo marito Gary Hamilton, e quattro cani.
Curiosita':
-Laurell ha provato personalmente a sparare con tutte le armi che Anita usa nei suoi libri, mitragliette comprese, grazie ad un poligono particolarmente fornito vicino a casa
-colleziona tazze (mug), e tutte quelle che Anita possiede nei libri esistono realmente e appartengono alla sua collezione
-amante degli animali, ha fatto volontariato per canili e ricoveri finche' gli impegni gliel'hanno permesso, e ora aiuta le associazioni economicamente
-avrebbe sempre voluto un gatto, ma non appena e' stata abbastanza grande da poterne avere uno a dispetto nel parere contrario della nonna, ha scoperto di esserne terribilmente allergica
-come Anita ha la fobia degli aerei e ogni volo e' per lei un'esperienza piuttosto traumatica.
Anita Blake Nella città di St. Louis l’esistenza dei vampiri è stata legalizzata, ma questo non basta a farli convivere pacificamente con gli umani, meno ancora con i licantropi o con altre creature soprannaturali. I vampiri più potenti – i cosiddetti master - si contendono l’influenza sulla città e i più spregiudicati ambiscono a trasformare gli abitanti in loro sudditi. Esiste una squadra di polizia, il Regional Preternatural Investigation Team, che indaga sui crimini connessi col soprannaturale, ma come sempre c’è bisogno di qualcuno che faccia il lavoro sporco.
Lei si chiama Anita Blake ed è una ragazza bruna che non arriva a un metro e sessanta, gira spesso in felpa e scarpe da ginnastica e colleziona pinguini di peluche. Subito nessuno immagina che, proprio lei, sia la temuta Sterminatrice di vampiri. Dopo pochi istanti, di solito, si ricrede. Soprattutto quando Anita estrae indistintamente da sotto il suo maglione pistole, paletti e crocifissi pronta a difendersi dalle creature della notte e, se necessario, attaccare.
Laureata in Biologia Soprannaturale, la sua vera professione è quella di Risvegliante presso la Animators Inc. di St. Louis, per i quali resuscita una media di cinque zombie a notte, spesso per dirimere controversie legali interpellando direttamente i defunti.
Se tutto questo vi può lasciare perplessi, provate a tuffarvi in quello che i suoi fan definiscono Anita-verse (l’universo di Anita): non potrete fare a meno di attuare la sospensione dell’incredulità e non riuscirete a smettere di leggere questa saga che negli Stati Uniti sta scalando le classifiche ed è diventata un vero e proprio cult.
La bravura di Laurell K. Hamilton sta nel raccontare le avventure della sua eroina coniugando diversi generi. Infatti i suoi romanzi sono dichiaratamente horror, contengono creature al limite col fantasy (lamie, licantropi ecc), ma hanno sempre come sottotrama un’indagine poliziesca. Il mood che pervade la saga è decisamente noir, a partire dal personaggio di Anita: impulsiva, apparentemente cinica e disillusa, a tratti incazzata, sempre ironica.
L’autrice non ha negato di amare il genere e di essersene ispirata, in particolare allo scrittore Robert B. Parker, maestro del noir seriale americano. Da lui la Hamilton ha mutuato l’abilità di creare avventure coinvolgenti che hanno il loro punto di forza proprio nel far parte di una saga: come direbbe Umberto Eco, quello che avvince dei suoi libri è la serialità. Essa infatti, attraverso la ripetizione di situazioni e il manifestarsi di tic e di punti deboli dei personaggi, proietta il lettore nell’Anita-verse e lo fa sentire parte degli eventi.
Gli sembrerà così di essere un frequentatore degli equivoci locali di St. Louis: dal Guilty Pleasures (dove i vampiri si spogliano per il pubblico e anche qualcosa di più), al Circo dei Dannati (dove nulla è ciò che appare), al Lunatic Cafè (bar gestito da licantropi che serve ottima carne al sangue).
Affiancano Anita una miriade di personaggi, tutti convincenti: da Edward, killer che uccide per diletto ma agli umani preferisce i vampiri “perchè è più difficile”, a Jean-Claude, il sensuale vampiro master della città che chiama la Sterminatrice “ma petite” e desidera farne la sua schiava umana, a Bert, l’odioso capo della Animator’s Inc., a Ronnie, l’amica del cuore.
L’autrice effettua anche una piacevole incursione nel genere rosa, ma senza essere retorica o stucchevole, bensì con molta ironia. Anita è infatti contesa tra il già citato Jean-Claude che lei trova ridicolo quando indossa panni settecenteschi, e Richard, un sano giovanotto che insegna all’università. La bilancia sembra pendere dalla parte del secondo, quando gli eventi prendono una piega imprevista: “Molte donne si lamentano che non ci sono più abbastanza maschi eterosessuali e single. A me piacerebbe semplicemente incontrarne uno che sia umano.”
Il carattere della Blake è un ossimoro: è decisa, ruvida, a volte anche aggressiva, ma ha un fondo di tenerezza e di solitudine: questo rispecchia a tratti la storia della Hamilton che si è rifugiata nel cinema e nella letteratura horror quand’era molto piccola e forse anche per esorcizzare le sue paure, in seguito alla perdita della madre in un incidente d’auto.
Le vicende della storia hanno molto di cinematografico: la cura nel descrivere i luoghi più inquietanti e nel costruire scene d’azione ricorda i film di John Carpenter, in particolare “Vampires”, ma la Hamilton va oltre. Gli scontri più emozionanti non sono soltanto quelli in cui Anita deve sparare a volontà, ma quelli più psicologici in cui le tocca resistere ai loro forti poteri mentali e alla capacità di influenzarla attraverso sogni e allucinazioni.
Molti, parlando di letteratura e vampiri, avranno subito pensato a Anne Rice. In realtà se il vampiro Lestat, dal fascino snob decadente può aver molto da spartire con Jean Claude, potremmo citare quello che Anita ha esclamato dopo aver respinto un suo omaggio floreale: “Sono la Sterminatrice, e io, coi vampiri non ci esco. Io li ammazzo”.