La Natura Umana nell'Antico Egitto
Gli antichi egizi avevano un’idea molto specifica della natura umana.
Ogni persona, faraone compreso, era composta da 5 elementi principali: il
cuore (ib), l’
ombra (sheut), il
ba, il
ka e il
nome (ren).
Il più facile da capire è l’elemento fisico: il corpo (
ḥˤ = ha) è il contenitore fisico con il quale ogni essere umano esiste. Deriva dai genitori ed è composto da varie parti, per questo spesso il plurale di corpo (corpi,
ḥˤw = hau), veniva usato più come “parti del corpo” che come “corpi”.
La più importante parte del corpo è il
cuore ib (
jb). Non era solo il centro dell’attività fisica, ma anche il centro dei pensieri e delle emozioni.
Ancora oggi, pur riconoscendo le funzioni del cervello, usiamo frasi come “cuore spezzato” o “cuore sincero” per descrivere delle emozioni.
Per riferirsi al cuore come organo fisico si usava anche la parola Haty (
ḥ3tj); tuttavia, i due termini sembrano spesso intercambiabili.
Insieme ad ogni corpo c’è anche un’
ombra Sheut (
šwt).
L’ombra ha le sembianze del corpo e per questo gli egiziani credevano che avesse in sé delle caratteristiche del corpo e, quindi, della persona.
Le rappresentazioni degli dei spesso sono chiamate le loro “ombre” per questa ragione.
Il
Ba (
b3) è tutto quello che rende una persona un individuo ad eccezione del corpo, è più o meno simile al nostro concetto di “personalità” individuale.
Come l’occidentale concezione di anima, il ba è più spirituale che fisico, ed è la parte della persona che rimane in vita quando il corpo muore. Gli egiziani pensavano che fosse capace di muoversi liberamente fuori dalla tomba nel mondo dei vivi; per questa ragione, spesso è mostrato come un uccello dalla testa umana.
Il concetto di ba è associato principalmente agli esseri viventi e alle divinità, ma anche oggetti inanimati possono avere un ba. Questo perché queste cose possono avere una distinta “personalità”, anche se non sono vive allo stesso modo in cui lo sono gli esseri viventi e gli dei.
Insieme al cuore, all’ombra e al ba, ogni essere umano ha anche un
Ka (
k3), la “forza vitale”.
Il ka è ciò che fa differenza tra una persona morta ed una viva: la morte arriva quando il ka lascia il corpo. Gli egiziani credevano che la forza vitale del ka venisse data ai bambini dal dio Khnum (in alcune regioni Heket o Meskhenet).
La nozione del passaggio veniva rappresentata metaforicamente come un abbraccio e proprio questo sembra essere l’origine del simbolo delle “braccia stese” con il quale la parola “ka” è scritta in geroglifico.
Gli egiziani pensavano anche che il ka si sostenesse attraverso il cibo e le bevande. Questo sottolinea il nome astratto
k3w (kau, falso plurale) che significa “energia” – nello specifico l’energia che proviene dall’alimentazione.
E’ per questo che il cibo veniva posto nelle tombe come offerta, erano consapevoli che il defunto non avrebbe potuto mangiarlo, ma l’individuo ne avrebbe assorbito l’energia.
Il quinto elemento di ogni persona è il
nome Ren (
rn).
Aveva un’importanza maggiore di quella che gli diamo oggi, era una parte dell’anima necessaria quanto le altre parti.
Anche il nome, come le altre componenti dell’anima, contiene in sé qualcosa della persona.
Pronunciare il nome di qualcuno riporta alla mente la sua immagine, anche se l’individuo non è più in vita. Scrivendo il nome della persona su di una statua si identifica la statua come un’immagine di quella persona, donandole una forma fisica alternativa al corpo.
Il nome è paragonato quindi all’identità della persona.
Allen, James W. - Middle Egyptian: An Introduction to the Language and Culture of Hieroglyphs.