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La vicenda di Davide e Golia: a chi credere?

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view post Posted on 18/11/2016, 13:46     +2   +1   -1
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Analizziamo ora un evento conosciuto anche da chi non ha dimestichezza con la Bibbia: la vicenda di Davide e Golia.

Nel Primo Libro di Samuele, nel capitolo 17, si narra che il giovane Davide abbatte il gigante Golia con un colpo della sua fionda e poi lo uccide tagliandogli la testa con la sua stessa spada. Per contro, nel capitolo 21 del Secondo Libro di Samuele, leggiamo con sorpresa che a colpire a morte Golia fu Elchanan e non Davide. Ma non è finita: nel primo libro delle Cronache (cap. 20) è scritto che Elchanan colpì a morte Lachmi, il fratello di Golia, e non Golia.

Insomma: un solo esempio della confusione che spesso i redattori biblici non hanno colto, probabilmente anche perché copisti diversi riproducevano libri diversi e dunque non coglievano le evidenti contraddizioni.

Eppure c’è chi afferma con ingenua baldanza che la Bibbia è stupenda perché ispirata da Dio e, quindi, non sbaglia mai.

Possiamo parlare di ingenuità o dobbiamo piuttosto definirla astuzia basata sulla sostanziale certezza che i fedeli non leggono la Bibbia ma si accontentano delle spiegazioni degli esegeti ufficiali e accreditati?

Come possiamo pensare, quindi, che l’eventuale Dio non si sia minimamente preoccupato nei secoli di fare in modo che la sua ispirazione fosse riportata con chiarezza e precisione assolute?

Dobbiamo invece prendere atto della realtà: non è così; centinaia di scribi hanno messo per iscritto parole che sono spesso in netto contrasto le une con le altre e, in molti casi, gli interventi portatori di variazioni con relative incongruenze sono stati il prodotto di scelte finalizzate a introdurre nel testo significati che in origine non aveva.

A questo proposito, talvolta, ho un’ impressione.

Leggendo analisi e discussioni interminabili, decennali se non addirittura secolari, su singoli elementi linguistici, pare di assistere a un consulto di medici specialisti che stanno disputando animatamente sul colore dell’unghia del pollice di un paziente: gli esperti non concordano, chi dice che è più chiaro della norma, chi più scuro, chi afferma che è un sintomo evidente di… ecc. Questo consulto superspecialistico però ha una caratteristica: si svolge senza tenere conto del fatto che quel pollice appartiene a un corpo su cui è passato un autotreno con tutte le ruote.

Ebbene, questo è l’insieme dei libri che compongono la Bibbia: un corpus di lavori scritti non si sa quando e non si sa da chi, senza distinzione tra le singole parole e senza le vocali che, in ultima analisi, sono portatrici del significato definitivo; testi scritti, riscritti, emendati, integrati, corretti, variati; intere opere scomparse o occultate e poi ritrovate, rielaborate, accettate e scartate; libri che solo dopo secoli sono stati sigillati (vocalizzati) in un significato stabilito da teologi e/o ideologi che hanno operato sulla base delle convinzioni e delle esigenze del momento.

Alcuni fanno notare che la vocalizzazione è stata condotta seguendo la ‘tradizione’ e considerano questo elemento garanzia di verità.

Tenendo in considerazione le finalità della tradizione che ho evidenziato sopra, direi che questo elemento è, al contrario, motivo valido per ritenere poco credibile quella vocalizzazione, proprio perché finalizzata a trasmettere dei concetti non appartenenti ai primi redattori biblici che erano assolutamente svincolati da ogni forma di pensiero religioso o teologico. La teologia monoteista è stata infatti inserita artificiosamente nel corso dei secoli e a questa si sono adeguati i masoreti che hanno, appunto, assecondato la cosiddetta ‘tradizione’.

Tratto da “La Bibbia non è un libro Sacro”

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